Informazioni protesi

L’impianto di una protesi peniena viene indicato in tutte le forme di disfunzione erettile che non rispondono ad altri presidi terapeutici o nei casi in cui i trattamenti farmacologici siano controindicati o abbiano determinato la comparsa di importanti effetti collaterali.

Una protesi peniena è la migliore opzione chirurgica per il trattamento degli uomini con disfunzione erettile. Alcuni lo considerano come “l’ultima spiaggia” per gli uomini che soffrono di impotenza. Noi non siamo d’accordo. Un impianto del pene può essere effettuato in qualsiasi paziente affetto da Disfunzione Erettile (DE) organica. La maggior parte di questi problemi non riescono a risolversi spontaneamente con trattamenti non chirurgici. Temporeggiare ad effettuare un impianto significa avere un notevole ed irreversibile accorciamento del pene causato dalla scarsa ossigenazione dei corpi cavernosi. Cosa ancor più grave nei pazienti affetti da induratio penis plastica.

Le protesi possono essere non idrauliche (malleabili), e idrauliche (tricomponenti). Sono costituite da due cilindri che vengono inseriti nei due cilindri naturali del pene: i “corpi cavernosi”. Le prime sono le più semplici: costituite da due cilindri di consistenza costante che producono un’erezione di rigidità sufficiente alla penetrazione, ma tale da permettere la flessione del pene per essere riposto negli slip. rappresentano quindi il modello di prima scelta nei casi in cui esistano limitazioni della manualità del paziente o problematiche legate alla copertura dei costi di impianto. Tuttavia, se da un lato la rigidità conferita al pene consente la penetrazione, la turgidità perenne dell’asta rende il dispositivo difficilmente camuffabile al di sotto di indumenti attillati. Pazienti abituati all’attività sportiva possono essere costretti ad un significativo cambiamento dello stile di vita. Inoltre lo stato di elevata pressione sui tessuti cavernosi può ridurne il trofismo e conseguentemente aumentare le probabilità di perforazione e di estrusione della protesi. Queste protesi trovano pertanto un’indicazione solo nei casi in cui esista una limitata manualità del paziente o dove sia obbligatorio un contenimento dei costi.

I modelli idraulici sono invece costituiti da due cilindri, un dispositivo di controllo interno allo scroto e un serbatoio di liquido posizionato vicino la vescica. Si crea un sistema a circuito chiuso, dove il liquido viene trasferito ai due cilindri per ottenere l’erezione e, sempre a comando manuale, viene ritrasferito al serbatoio per ottenere la flaccidità. La protesi idraulica permette di ottenere un’erezione di consistenza e aspetto non distinguibile da un’erezione naturale. I modelli idraulici quindi permettono, a comando, erezioni di ottima rigidità, con la stessa sensibilità di prima dell’intervento, e con la stessa capacità di eiaculazione ed orgasmo, il tutto non notando nulla dall’esterno, infatti tutti gli elementi della protesi sono all’interno del corpo. Il grande vantaggio delle protesi idrauliche è di avere una rigidità peniena solo durante l’attività sessuale consentendo di nascondere l’erezione negli altri momenti della vita di relazione.

La scelta della protesi, quindi, dovrebbe ricadere, nella maggior parte dei casi, su un dispositivo di tipo idraulico, in modo da rendere il più possibile l’erezione e lo stato di flaccidità simili a quelli naturali. Nella realtà sanitaria nazionale esiste ,tuttavia, un evidente condizionamento nella scelta a causa dei differenti costi che le strutture pubbliche devono sopportare in ragione del tipo di protesi utilizzata. La selezione del paziente candidato ad impianto protesico deve fondarsi, nella maggior parte dei casi, su criteri di esclusione. In altri termini sono candidabili ad un impianto protesico pazienti affetti da disfunzione erettile su base prevalentemente organica, nei quali risultino inattuabili, inefficaci o non accettati strumenti terapeutici a minore invasività, principalmente rappresentati da terapia orale e da iniezione intracavernosa di farmaci vasoattivi.

In alcuni casi, invece, il trattamento chirurgico protesico può essere preferibile nel caso di gravi incurvamenti secondari ad Induratio Penis Plastica, laddove le ridotte dimensioni del pene e/o la coesistenza di una disfunzione erettile pre-operatoria rendano mal praticabile la via della chirurgia conservativa basata sul semplice raddrizzamento o sull’escissione della placca e l’innesto di un materiale autologo o eterologo di sostituzione. Meno frequente è il caso in cui, pur in presenza di una normale reattività ai trattamenti farmacologici, sia il Paziente stesso a richiedere l’impianto protesico, quale trattamento di elezione. In tal caso, come del resto in tutta la chirurgia protesica, particolare importanza riveste la corretta informazione preoperatoria.

Le fasi dell’intervento chirurgico comprendono l’incisione cutanea, l’esposizione dei corpi cavernosi, la scelta ed il posizionamento delle componenti della protesi, il riempimento e lo svuotamento della protesi nel caso si tratti di protesi idraulica. L’intervento viene di solito eseguito in anestesia loco-regionale e prevede il posizionamento di due cilindri espansibili a livello dei corpi cavernosi del pene, un serbatoio a livello dello spazio paravescicale e una pompa a livello dello scroto. Le tre componenti saranno collegate da sottili tubi di raccordo che decorrono a livello sottocutaneo. La complicanza più significativa è rappresentata dall’infezione che generalmente richiede un re-intervento chirurgico con rimozione della protesi.

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